13 gennaio
Battesimo del Signore

Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati come il paradiso lo era per la spada fiammeggiante.

 (San Gregorio Nazianzeno, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La festa del Battesimo del Signore si colloca a conclusione del tempo di Natale e offre un’ulteriore occasione per comprendere il manifestarsi di Cristo al mondo come Salvatore. Nel Battesimo la Chiesa contempla i cieli aperti, lo Spirito di Dio scendere sul Figlio dell’uomo, la solidarietà dell’Agnello senza macchia con i peccatori. La prolungata meditazione dell’incarnazione del Verbo trasformi il cuore di ogni credente affinché possa chiamarsi ed essere realmente figlio amato del Padre (cf. Dopo la Comunione).

Benedizione e aspersione dell’acqua

Se non si celebrano Battesimi durante la Messa, dopo il saluto del celebrante e al posto dei riti penitenziali si compia la preghiera di benedizione e l’aspersione dell’assemblea con l’acqua benedetta (MR, p. 1031 e ss). Si consiglia di benedire l’acqua durante questa celebrazione.

Dopo il saluto iniziale, il sacerdote rimane in piedi alla sede, oppure nei pressi del fonte, rivolto al popolo; dinanzi a lui, il recipiente dell’acqua da benedire. Il sacerdote invita il popolo alla preghiera con queste parole o altre simili:

C/. Fratelli e sorelle, in questa domenica commemoriamo il Battesimo del Signore. Suoi discepoli, anche a noi è aperta la strada per la salvezza. Ricevendo quest’acqua, facendo su di noi il segno della croce, accogliamo il rinnovamento interiore, fedeli allo Spirito che ci è stato dato in dono.

Preghiamo ora umilmente Dio nostro Padre, perché benedica quest’acqua con la quale saremo aspersi.

Breve pausa di silenzio.

C/. Dio Onnipotente,

ascolta le preghiere del tuo popolo,

che nel ricordo dell’opera ammirabile della nostra creazione,

e di quella ancor più ammirabile della nostra salvezza a te si rivolge.

Degnati di benedire + quest’acqua,

che hai creato perché dia fertilità alla terra,

freschezza e sollievo ai nostri corpi.

Di questo dono della Creazione

hai fatto un segno della tua bontà:

attraverso l’acqua del Mar Rosso

hai liberato il tuo popolo dalla schiavitù;

nel deserto hai fatto scaturire una sorgente

per saziare la sua sete;

con l’immagine dell’acqua viva

i profeti hanno preannunziato la nuova alleanza

che tu intendevi offrire agli uomini;

infine nell’acqua del Giordano,

santificata dal Cristo,

hai inaugurato il sacramento della rinascita,

che segna l’inizio dell’umanità nuova

libera dalla corruzione del peccato.

Ravviva in noi, Signore,

nel segno di quest’acqua benedetta,

il ricordo del nostro Battesimo,

perché possiamo unirci all’assemblea gioiosa di tutti i fratelli,

battezzati nella Pasqua di Cristo nostro Signore.

Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

R/. Amen.

 

Il sacerdote prende l’aspersorio e asperge se stesso e i ministri, poi il clero e il popolo, passando, se lo ritiene opportuno, attraverso la navata della chiesa. Intanto si esegue un canto adatto. Quindi il sacerdote torna alla sede. Terminato il canto, rivolto al popolo, dice a mani giunte:

C/. Dio Onnipotente ci purifichi dai peccati,

e per questa celebrazione dell’Eucaristia

ci renda degni di partecipare alla mensa del suo regno,

in Cristo Gesù nostro Signore.

R/. Amen.

Professione di fede

Al posto della recita del Credo si propone il Rinnovo delle promesse battesimali (cf. MR, pp. 180-181).

Fratelli carissimi, per mezzo del Battesimo siamo divenuti partecipi del mistero pasquale del Cristo, siamo stati sepolti insieme con lui nella morte, per risorgere con lui a vita nuova.

Ora, rinnoviamo le promesse del nostro Battesimo, con le quali ci siamo impegnati a servire fedelmente Dio nella santa Chiesa.

Credete in Dio,

Padre Onnipotente,

Creatore del cielo e della terra?

R/. Credo.

 

Credete in Gesù Cristo,

suo unico Figlio, nostro Signore,

che nacque da Maria Vergine,

morì e fu sepolto,

è risuscitato dai morti

e siede alla destra del Padre?

R/. Credo.

 

Credete nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cattolica,

la comunione dei santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione della carne e la vita eterna?

R/. Credo.

Il sacerdote conclude

Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha liberati dal peccato e ci ha fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna.

R/. Amen.

Monizione introduttiva

Il fiume Giordano diviene luogo di rivelazione: il Signore Gesù, unto di Spirito Santo, è battezzato da Giovanni e si manifesta come il Figlio amato, Salvatore del mondo. In questa domenica che conclude il tempo liturgico del Natale, la Chiesa è invitata ad immergersi con Cristo nelle acque del Giordano per riscoprire la sua vocazione di popolo dell’alleanza, aprendosi all’opera di rigenerazione nello Spirito attuatasi in Gesù.

6 gennaio
Epifania del Signore

Figli carissimi, ammaestrati da questi misteri della grazia divina, celebriamo nella gioia dello Spirito il giorno della nostra nascita e l’inizio della chiamata alla fede di tutte le genti. Ringraziamo Dio misericordioso che «ci ha messo in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce (Col 1,12)».

 (San Leone Magno, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La solennità dell’Epifania del Signore, opportunamente collocata nel tempo di Natale, è uno sguardo aperto sul mistero della salvezza offerta a tutti i popoli. I Magi, guidati dalla stella, giungono da Colui che è la luce del mondo, Gesù Cristo Re, Signore e Salvatore. La Chiesa, in “viaggio” lungo i sentieri del tempo, è sorretta dalla speranza che “come i santi Magi possa trovare, al termine del suo cammino, con immensa gioia, Cristo luce dell’eterna gloria” (cf. Benedizione nell’Epifania del Signore).

Giornata mondiale dell’infanzia missionaria (6 Gennaio)

Nella solennità dell’Epifania del Signore ricorre la Giornata mondiale dell’infanzia missionaria. Attraverso la preghiera, l’annuncio di Cristo a tutti i popoli e il coinvolgimento delle nuove generazioni, la Chiesa continua la sua opera missionaria, così come il Signore stesso le ha comandato (per il Rito della benedizione dei bambini nel tempo di Natale, cf.  Benedizionale pag. 251-255).

Indicazioni per la celebrazione eucaristica

Oltre a quanto indicato precedentemente per la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania del Signore, si ricorda quanto segue:

Dopo la proclamazione del Vangelo, il diacono, il sacerdote o un altro ministro idoneo può dare l’annunzio del giorno della Pasqua (MR, pag. 1047.1106). La pienezza dell’Epifania, della manifestazione di Dio, si avrà negli eventi pasquali. In questo contesto, la manifestazione del Signore ai Magi appare come il primo atto di una sequenza di epifanie-manifestazioni che sono il tessuto dell’intera esistenza terrena di Cristo. Egli, la luce del mondo, è la meta finale della storia, il punto di arrivo di un esodo, di un provvidenziale cammino di redenzione, che culmina nella sua morte, risurrezione e ascensione al cielo. Per questo, nella solennità dell’Epifania, la Liturgia prevede l’annuncio della Pasqua.

Si utilizza il prefazio dell’Epifania (Cristo luce di tutti i popoli, MR, pag. 319);

Se si utilizza il Canone Romano è previsto il Communicantes proprio (MR, pag. 384): «In comunione con tutta la Chiesa, mentre celebriamo il giorno santissimo nel quale il tuo unigenito Figlio, eterno con te nella gloria divina, si è manifestato con la vera nostra carne in un corpo visibile, ricordiamo e veneriamo anzitutto lei, la gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo»; se si utilizzano le preghiere eucaristiche II e III è previsto il ricordo proprio (MR, pag. 398.408): «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra e qui convocata nel giorno in cui il tuo unico Figlio, eterno con te nella gloria, si è manifestato nella nostra natura umana»;

Si suggerisce:

la benedizione solenne “dell’Epifania del Signore” (MR, pag. 430);

la venerazione dell’immagine del Bambino al termine della celebrazione eucaristica

Monizione introduttiva

Il popolo che camminava nelle tenebre, come è stato annunciato nella santa notte di Natale, ha visto una grande luce e su coloro che camminavano nelle tenebre e nell’ombra di morte una luce si è levata (cf. Is 9,1). La solennità odierna evidenzia l’estensione universale di questa luce che raggiunge, guida, conferma tutti i popoli. La Chiesa, offrendo al Cristo la sua adorazione e la sua lode nella liturgia eucaristica, è colmata di gioia e diviene essa stessa stella che guida ed orienta il cammino di chi, con cuore sincero, si mette alla ricerca di Gesù.

1 gennaio
Maria SS. Madre di Dio

Veramente umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè umano era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al nostro; infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo.

 (Sant’Atanasio, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La divina maternità di Maria, solennità che compie l’Ottava di Natale, è preziosa occasione per contemplare il mistero di Cristo, Dio con noi, attraverso gli occhi della Madre e, al contempo, per contemplare il mistero di Maria attraverso gli occhi del Figlio Gesù. La Vergine è colei per mezzo della quale abbiamo ricevuto l’autore della vita (cf. Colletta) e che ci precede nel cammino verso la gioia senza fine. Su di noi, pellegrini nel tempo, Maria irradia la luce eterna (cf. Prefazio), luce che rischiara le tenebre e dirige i nostri passi sulla via della pace.

Ringraziamento di fine anno (31 Dicembre)

In un orario pastoralmente opportuno, si celebri il ringraziamento a Dio per i benefici ricevuti durante l’anno trascorso. In tale occasione è tradizione cantare il Te Deum, oppure un canto solenne di ringraziamento conosciuto dall’assemblea.

Se il canto del Te Deum è previsto al termine della Messa vespertina del 31 Dicembre, ci si regola nel seguente modo: terminata la distribuzione della Comunione, si canta l’inno di ringraziamento (cf. OGMR, 88.164); concluso il Te Deum si dice l’orazione DOPO LA COMUNIONE e si impartisce possibilmente la BENEDIZIONE SOLENNE come indicato nel MR (si suggerisce la benedizione “all’inizio dell’anno”, pag. 430 e la benedizione “di Aronne”, pag. 435).

Se non si celebra la Messa vespertina, il canto del Te Deum può inserirsi nei Primi Vespri, in una celebrazione della Parola di Dio o nell’adorazione eucaristica[1].

Si ricorda che a tale celebrazione di ringraziamento è annessa l’indulgenza plenaria alle solite condizioni, come indicato nel Manuale delle Indulgenze (pag. 87).

Giornata mondiale della pace (1 Gennaio)

Il primo giorno dell’anno civile si celebra dal 1968, per volontà di Paolo VI, la Giornata mondiale della pace. Si invita pertanto a ricordare la ricorrenza durante l’omelia o in altro momento opportuno, riferendosi al messaggio annuale del Santo Padre; si inserisca anche un’apposita intenzione nella preghiera universale.

Indicazioni per la celebrazione eucaristica

Oltre a quanto indicato precedentemente per la celebrazione eucaristica della solennità di Maria Madre di Dio, si ricorda quanto segue:

Si utilizza il prefazio della Beata Vergine Maria I, inserendo le parole “nella maternità” (MR, 354);

Si suggerisce la benedizione solenne come indicato sopra.

Monizione introduttiva

In Cristo Signore, la Chiesa celebra la pienezza del tempo. In Gesù la comunità cristiana attinge la speranza che la sorregge nel cammino della storia e procede con fiducia, anche nelle inevitabili prove dell’esistenza. Maria, Madre di Dio, è la stella del mattino, colei che orienta i nostri passi e brilla innanzi a noi come segno di sicura speranza. A lei affidiamo gli inizi del nuovo anno invocando, mediante la sua materna intercessione, la benedizione del Signore, Dio della vita.

[1]    Se l’adorazione eucaristica segue la celebrazione della Messa, si ricorda che non è consentita l’esposizione eucaristica fatta unicamente per impartire la benedizione (cf.  Rito della Comunione fuori della Messa e culto eucaristico, 97) ed è quindi necessario dedicare un tempo congruo all’adorazione.

 

30 dicembre
Santa Famiglia

La casa di Nazareth è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella.

 (San Paolo VI, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe si celebra nella Domenica fra l’Ottava di Natale e quindi si inserisce pienamente nel mistero del Natale del Signore. La festa intende evidenziare una dimensione particolare dell’Incarnazione, ossia il fatto che il Figlio di Dio ha scelto di “porre la sua dimora” in una famiglia. Si è inoltre invitati ad imitare le stesse virtù e lo stesso amore della Famiglia di Nazareth (cf. Colletta), affinché ogni famiglia sperimenti l’amicizia e la pace del Signore (cf. Sulle offerte) anche in mezzo alle inevitabili prove della vita (cf. Dopo la Comunione).

Benedizione delle famiglie nella festa della Santa Famiglia

Il Benedizionale (pag. 200-202) presenta una particolare benedizione per le famiglie per la festa della Santa Famiglia. Essa può essere proposta in un’apposita celebrazione (in tal caso si seguano le indicazioni del Benedizionale al capitolo XIII, con gli opportuni adattamenti), al termine delle Lodi o dei Vespri dopo il Padre nostro, a conclusione della preghiera universale nella celebrazione eucaristica.

Il sacerdote con le braccia allargate dice:

Noi ti lodiamo e ti benediciamo, o Padre,
dal quale proviene ogni paternità
in cielo e in terra.

 

Fa’ che mediante il tuo Figlio Gesù Cristo,
nato da donna per opera dello Spirito Santo,
ogni famiglia diventi un vero santuario
della vita e dell’amore
per le generazioni che sempre si rinnovano.
Fa’ che il tuo Spirito
orienti i pensieri e le opere dei coniugi
al bene della loro famiglia
e di tutte le famiglie del mondo.
Fa’ che i figli trovino nella comunità domestica
un forte sostegno per la loro crescita
umana e cristiana.
Fa’ che l’amore,
consacrato dal vincolo del matrimonio,
si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi.

 

Concedi alla tua Chiesa
di compiere la sua missione
per la famiglia e con la famiglia
in tutte le nazioni della terra.

 

Per Cristo nostro Signore.

 

 Presentazione dei doni durante l’offertorio

Per valorizzare maggiormente la presenza delle famiglie durante la celebrazione eucaristica, si suggerisce di affidare ad una famiglia la presentazione dei doni del pane e del vino durante l’offertorio.

Monizione introduttiva

In questi giorni segnati dalla pienezza della gioia natalizia, siamo invitati a contemplare il Figlio di Dio che viene ad abitare in mezzo a noi. Egli è nato e cresciuto all’interno di una famiglia, circondato dall’amore premuroso di Maria e Giuseppe, sperimentando la gioia di essere accolto dai suoi. Sull’esempio della Santa Famiglia, ci disponiamo ad accogliere la presenza del Signore nell’Eucaristia, aprendo il cuore all’ascolto ed invocando i doni dell’unità, della concordia e dell’amore per le nostre famiglie.

 

25 dicembre
Natale del Signore

Il nostro Salvatore, carissimi, oggi è nato: rallegriamoci!

Non c’è spazio per la tristezza nel giorno in cui nasce la vita […].

Nessuno è escluso da questa felicità!

 (San Leone Magno, Ufficio delle letture, Seconda lettura)

La solennità del Natale del Signore prevede le seguenti celebrazioni eucaristiche: Messa vespertina nella vigilia (pomeriggio/sera del 24 Dicembre, prima o dopo i Primi Vespri di Natale), Messa della notte[1], Messa dell’aurora, Messa del giorno. Nel giorno di Natale (da intendersi esclusa la vigilia) tutti i sacerdoti possono celebrare o concelebrare tre Messe purché si mantenga un legame con le ore corrispondenti (cf. OGMR, 204).

Indicazioni generali per le celebrazioni eucaristiche di Natale

Oltre a quanto indicato precedentemente per le celebrazioni eucaristiche del Natale si ricorda quanto segue:

Non si trascuri di genuflettere durante la proclamazione del Credo, alle parole: «E per opera dello Spirito Santo […] e si è fatto uomo», in segno di speciale venerazione dinanzi al mistero dell’Incarnazione del Verbo (cf. OGMR, 137). Si avvisino per tempo i fedeli con una brevissima monizione.

Potrebbe essere significativo, durante una celebrazione eucaristica di Natale (o del tempo di Natale) portare durante la presentazione dei doni, insieme al pane ed al vino, quanto raccolto durante il tempo di Avvento per i poveri o per le necessità della Chiesa.

Se si utilizza il Canone Romano è previsto il Communicantes proprio (MR, pag. 384): «In comunione con tutta la Chiesa, mentre celebriamo il giorno santissimo [la notte santissima, nella quale] nel quale Maria, vergine illibata, diede al mondo il Salvatore, ricordiamo e veneriamo anzitutto lei, la gloriosa e sempre vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo »; se si utilizzano le preghiere eucaristiche II e III è previsto il ricordo proprio (MR, pag. 398.408): «Ricordati, Padre, della tua Chiesa diffusa su tutta la terra e qui convocata nel giorno [nella notte] in cui la Vergine Maria diede al mondo il Salvatore».

Si invita ad utilizzare la benedizione solenne “Nel Natale del Signore” (MR, pag. 429).

Indicazioni per la celebrazione nella notte di Natale

È opportuno “preparare” la Messa della notte di Natale con la celebrazione comunitaria dell’Ufficio delle letture o con una veglia più vicina alla pietà popolare, caratterizzata da canti e letture adatte.

Veglia con l’Ufficio delle Letture

Nel caso si scelga di celebrare la solenne Veglia con l’Ufficio delle letture, ci si regola come segue: dopo la lettura patristica prevista per l’Ufficio delle letture, invece dell’inno Te Deum, si intona il Gloria seguito dall’orazione colletta. I riti di introduzione della Messa si omettono.

Annuncio della nascita del Signore (Kalenda)

Il Martirologio Romano (pag. 965-966) propone il testo dell’annuncio della nascita del Signore: «Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo, quando in principio Dio creò il cielo e la terra e plasmò l’uomo a sua immagine; e molti secoli da quando, dopo il diluvio, l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno, segno di alleanza e di pace; ventuno secoli dopo che Abramo, nostro padre nella fede, migrò dalla terra di Ur dei Caldei; tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto sotto la guida di Mosè; circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide; nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele; all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade; nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma; nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta, concepito per opera dello Spirito Santo, trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo: Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne».

È possibile cantare il testo della Kalenda (da parte di un lettore o dello stesso celebrante) al termine dell’Ufficio delle letture, omesso il Te Deum; al termine della Veglia che precede la Messa della notte (se non si sceglie l’Ufficio delle letture); all’inizio della celebrazione eucaristica se non è preceduta da nessuna veglia: in tal caso si colloca la Kalenda nei riti di introduzione, prima del canto del Gloria.

Collocazione e venerazione della statua del Bambino

Durante il canto del Gloria si potrebbe collocare (o svelare) la statua del Bambino. Il ministro che compie il gesto può incensare la statua in segno di particolare venerazione. Accanto al Bambino, dopo aver proclamato il Vangelo, si potrebbe anche disporre l’Evangeliario per rendere maggiormente “visibile” il mistero dell’Incarnazione: «Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14). Al termine della celebrazione potrà aver luogo il bacio dei fedeli all’immagine del Bambino.

Indicazioni per le celebrazioni eucaristiche nell’Ottava di Natale

Durante l’Ottava di Natale si abbia cura di mantenere alcune attenzioni celebrative proprie del Natale, in particolare si rammentano: la valorizzazione del Gloria,  l’uso delle parti “proprie” delle preghiere eucaristiche, la possibilità di utilizzare la benedizione solenne del Natale.

Monizione introduttiva

In questo giorno santo (in questa santa notte) la Chiesa rivive con gioia la nascita del Salvatore e celebra, alla luce della sua Risurrezione, gli inizi della salvezza. Cristo Signore ha condiviso fino in fondo la storia umana per essere il “Dio con noi”, per stringere con il suo popolo un’alleanza eterna che nulla potrà mai spezzare. A Betlemme risplende l’amore ineffabile di Dio che tutto avvolge e trasforma. Lasciamoci illuminare dal chiarore di questa luce, si riaccenda la speranza nel nostro cuore, non ci sia spazio per la tristezza in questo giorno (in questa notte).

[1]    Secondo la tradizione costante delle Chiese in Italia, la Messa della notte si celebri a mezzanotte, a meno che ragioni pastorali, valutate dall’Ordinario del luogo, non consiglino di anticiparne l’ora, ma sempre nella notte (MR, p.36).

 

23 dicembre
IV domenica di Avvento

«“La verità è germogliata dalla terra” (Sal 84, 12): nasce dalla Vergine Cristo, che ha detto: «Io sono la verità» (Gv 14, 6). “E la giustizia si è affacciata dal cielo” (Sal 84, 12). L’uomo che crede nel Cristo, nato per noi, non riceve la salvezza da se stesso, ma da Dio. “La verità è germogliata dalla terra”, perché “il Verbo si fece carne” (Gv 1, 14). “E la giustizia si è affacciata dal cielo», perché «ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto”» (Gv 1, 17). “La verità è germogliata dalla terra”: la carne da Maria».

(Dai «Discorsi» di sant’Agostino – Ufficio delle letture, Quarta domenica di Avvento)

 

Celebrazione eucaristica

In questa IV domenica di Avvento la Liturgia è già volta agli antefatti della nascita del Signore. In questo senso vanno orientate la profezia messianica di Michea, la meditazione sul mistero dell’Incarnazione del Verbo, offerta dall’autore della lettera agli Ebrei, il Vangelo della Visitazione che racconta l’abbraccio tra due cugine chiamate alla maternità e l’abbraccio tra le speranze del popolo d’Israele e la fedeltà di Dio alle sue promesse.

Nella celebrazione dell’Eucarestia è bene aiutare l’assemblea liturgica a cogliere, specie nella proclamazione delle letture scritturistiche e nel momento omiletico, il nesso e l’unità profonda tra l’Antica e la Nuova Alleanza.

È opportuno, anche, che si esprima il senso dell’incontro festoso e dell’accoglienza concreta. Sono pertanto da valorizzare i gesti di accoglienza prima della celebrazione dell’Eucaristia e i riti di Introduzione.

Monizione d’inizio

Il Natale del Signore è ormai alle porte. In questa quarta tappa del nostro cammino d’Avvento tutto è ormai orientato alla nascita del Salvatore che nasce nella piccola Betlemme, culla della stirpe davidica. Dio sceglie nel mondo sempre ciò che non appare. Ha scelto anche due donne per essere madri: Maria, giovane e piena di grazia, per dare al mondo l’Autore della vita; Elisabetta, anziana e affaticata dalla sterilità, per essere madre del Precursore. Con la medesima gioia dell’incontro posto al centro di questa liturgia accogliamo con il canto la processione d’ingresso.

 

Riti d’Introduzione

 Saluto liturgico

Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare ancora quello ispirato alla lettera ai Romani che ben si armonizza con i temi del Lezionario e del Messale per questa IV domenica di Avvento:

Il Dio della speranza,

che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede

per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

Corona d’Avvento

Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la quarta candela d’Avvento. Il presidente può usare queste parole o altre simili:

Fratelli e sorelle amati nel Signore,

il profeta Michea, in questa IV domenica di Avvento,

ci invita a rivolgere il nostro sguardo a Betlemme di Èfrata,
la piccola città di Giuda testimone di un grande evento, la nascita del Salvatore,

ma anche a metterci in cammino con Maria per portare al mondo

il lieto annuncio della fedeltà di Dio alle sue promesse.

Con gli occhi pieni di meraviglia e il cuore pieno di gratitudine

accendiamo la quarta e ultima candela d’Avvento

e chiediamo al Signore di renderci capaci di accogliere la sua visita nel mistero del Natale.

 Un ministro accende la quarta candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende una luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, propone una strofa diversificata per ogni settimana. Per questa quarta settimana si useranno le strofe 1 e 5.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:

O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.

(Dalla Liturgia Ambrosiana)

Atto penitenziale

Per l’atto penitenziale si suggeriscono i tropi Avvento III:

Signore, che vieni a visitare il tuo popolo nella pace, abbi pietà di noi.

R/. Signore, pietà.

 

Cristo, che vieni a salvare chi è perduto, abbi pietà di noi.

R/. Cristo, pietà.

 

Signore, che vieni a creare un mondo nuovo, abbi pietà di noi.

R/. Signore, pietà.

 

Oppure:

Signore, Figlio dell’Altissimo e vittima di salvezza, abbi pietà di noi.

R/. Signore, pietà.

 

Cristo, Figlio di Davide e Pastore d’Israele, abbi pietà di noi.

R/. Cristo, pietà.

 

Signore, Figlio di Maria e Verbo fatto uomo, abbi pietà di noi.

R/. Signore, pietà.

 

Orazione Colletta

L’orazione colletta della IV domenica di Avvento è familiare alla comunità cristiana. Si tratta, infatti, della preghiera che conclude la recita quotidiana dell’Angelus Domini. Il testo si concentra sul mistero dell’Incarnazione e, in modo particolare, sull’annuncio ricevuto dalla giovane figlia di Sion. Il desiderio di Dio svelato alla Vergine lascia intravedere già il Mistero Pasquale, perché solo alla luce della Pasqua si comprende il motivo soteriologico dell’Incarnazione del Verbo eterno.

La seconda proposta, come di consueto, racchiude i temi della liturgia della Parola. Nel suo disegno provvidenziale Dio ha stabilito in Maria di Nazaret il culmine della storia del popolo eletto e l’inizio della Chiesa, per manifestare a tutte le genti che la salvezza viene da Israele, e da quella stirpe prescelta scaturisce la nuova famiglia (cfr. Messe della Beata Vergine Maria, Maria Vergine Figlia eletta della stirpe d’Israele, Prefazio, p. XX). Maria ha offerto il suo grembo vergine perché il

Verbo eterno entrasse nel mondo e ricevesse un corpo. Il testo, sintetizzando i temi teologici della lettera agli Ebrei, getta la luce pasquale sulla nascita del Salvatore che ha assunto un corpo umano e lo ha offerto per la salvezza dell’uomo.

Preghiera dei fedeli

Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento al formulario per la preghiera universale – Avvento I proposto dalla raccolta delle Messe della Beata Vergine Maria (p. 238). È utile he i testi siano adattati facendo riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Prefazio

Per il prefazio si può utilizzare Avvento II, Maria nuova Eva.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione

Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, sia tutte le acclamazioni che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Mysterium fidei “Annunciamo la tua morte…”, all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Benedizione e congedo

È bene concludere con la Benedizione solenne (cfr. MR, pp. 428-429). In alternativa si propone la seguente preghiere di benedizione sul popolo (cfr. MR, p. 447, n. 8):

 

Mostraci la tua continua benevolenza, Signore,

e assisti il tuo popolo

che ti riconosce suo pastore e guida;

rinnova l’opera della tua creazione

e custodisci ciò che hai rinnovato.

Per Cristo nostro Signore.

16 dicembre
III domenica di Avvento

«Certo l’onnipotenza del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe potuto manifestarsi come già si era manifestata ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza di ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni, avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto».

(Dai «Discorsi» di sant’Agostino – Ufficio delle letture, Terza domenica di Avvento)

 

Celebrazione eucaristica

Sin dall’Antifona d’ingresso la liturgia di questa III domenica di Avvento ha un richiamo costante alla gioia per l’imminenza del Natale del Signore. La gioia che la liturgia risveglia nei nostri cuori nasce dalla certezza di un Dio vicino, che abita la vita dell’uomo con i suoi travagli e le sue ricchezze.

Si raccomanda l’uso della casula di colore rosaceo, che, attenuando il colore viola, allude alla gioia della Chiesa per l’approssimarsi del Natale del Signore. Nella scelta dei testi eucologici e dei canti si prediligano quelli che esprimono il senso della gioia.

Spazio liturgico e composizioni floreali

È preferibile che per le composizioni floreali si usino fiori rosacei, come il colore previsto per questa domenica.

Monizione d’inizio

«Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino». Con questo invito alla gioia, rivolto da Paolo alla Chiesa di Filippi, si apre questa terza domenica di Avvento, detta “domenica gaudete”. Oltre ad invitarci a scoprire la vera gioia che nasce dall’incontro con il Signore, la liturgia di oggi ci presenta nuovamente la figura di Giovanni il Battista, che indica la giustizia e la carità come le vie per prepararsi alla venuta del Messia. Con gioia ed esultanza accogliamo cantando la processione d’ingresso.

 

Riti d’Introduzione

 Saluto liturgico

Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare nuovamente quello ispirato alla lettera ai Romani. La scelta è mutuata dalla presenza del riferimento alla gioia, elemento dominante di questa III domenica:

Il Dio della speranza,

che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede

per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

Corona d’Avvento

Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la terza candela d’Avvento. Il presidente può usare queste parole o altre simili:

Fratelli e sorelle carissimi,

un grande sentimento di gioia pervade la liturgia di questa domenica.

Il grido di salvezza del profeta Sofonia raggiunge oggi ciascuno di noi

e ci mostra Dio come un centro luminoso di festa e di gioia.

Mentre il nostro sguardo punta verso Betlemme,

accendiamo la terza candela di Avvento

e imploriamo dal Signore il dono di una gioia autentica e duratura,

quella che solo Cristo Gesù può donare.

 Un ministro accende la terza candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende una luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, suggerisce una strofa diversificata per ogni settimana. Per questa terza settimana si useranno le strofe 1 e 4.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:

O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.

(Dalla Liturgia Ambrosiana)

Atto penitenziale

Per l’atto penitenziale si usi la seconda formula del Messale (p. 296) che mette insieme un versetto del salmo 50, 3.6, e l’invocazione tipica del tempo di Avvento tratta dal Salmo 84,8:

Pietà di noi, Signore.

R/. Contro di te abbiamo peccato.

 

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

R/. E donaci la tua salvezza.

 

È bene valorizzare anche il canto del Kyrie eleison. Si ricorda che il Kyrie «essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore» (OGMR, 52).

 Oppure, visti i riferimenti battesimali presenti nella pagina del Vangelo, se si ritiene opportuno, si può sostituire il consueto atto penitenziale con la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo.

 Orazione Colletta

Entrambi i testi, con sfumature differenti, approfondiscono il tema della gioia per la vicinanza delle festività natalizie. Sotto lo sguardo del Padre e certa che il suo grido «Maranà tha» rivolto allo sposo non cade invano, la Chiesa implora di giungere a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero in cui la carne diventa lo strumento della salvezza: «Caro salutis cardo». Guardiamo principalmente alla memoria della Nascita nella carne di Cristo Signore, ma cogliamo nello sfondo il Mistero Pasquale, poiché l’esultanza dello spirito, che nella preghiera colletta è invocata, scaturisce in pienezza dalla morte e Risurrezione di Cristo, fonte inesauribile della vera gioia del mondo.

La colletta alternativa richiama alcuni dei temi del Lezionario. L’ampliamento dell’invocazione riconosce in Dio la fonte della vita e della gioia, ripresentando così in sintesi il messaggio del profeta Sofonia, per il quale Dio non è solo l’autore della gioia umana, ma è anche Colui che esulta per il rinnovamento del popolo. È interessante notare il duplice scopo della colletta – correre nella via dei comandamenti e portare il lieto annunzio del Salvatore – che sintetizza le risposte offerte da Giovanni Battista alle pressanti domande della gente: «che cosa dobbiamo fare?». La gioia dell’incontro con Cristo, cioè, si traduce in una vita buona secondo il Vangelo.

Qualora si opti per la prima, si propone di usare quella propria dell’anno come orazione conclusiva per la preghiera universale. In questo caso il presidente si ricordi di terminarla con la conclusione breve.

Preghiera dei fedeli

Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo particolare si veda il formulario Avvento III (p. 13). È utile he i testi siano adattati facendo riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Presentazione dei doni

L’OGMR ricorda che «è bene che la partecipazione dei fedeli si manifesti con l’offerta del pane e del vino per la celebrazione dell’Eucaristia, sia di altri doni, per le necessità della Chiesa e dei poveri» (OGMR 140).

La risposta di Giovanni alla domanda della folla «che cosa dobbiamo fare?» è la condivisione dei beni di prima necessità (cfr. Papa Francesco, Angelus 13 dicembre 2015). Cogliendo l’invito del Battezzatore è bene curare opportunamente il momento della processione offertoriale. Cogliendo l’invito alla condivisione dei beni di prima necessità che Giovanni il Battista indica e in considerazione delle peculiarità dell’Avvento, tempo di fraternità e solidarietà, è conveniente invitare la comunità a vivere il segno liturgico della presentazione dei doni come esperienza di carità concreta verso quanti si trovano nel bisogno.

Si raccomanda che le offerte in denaro, i doni per i poveri o per la Chiesa, vengano deposti in luogo adatto, fuori della mensa eucaristica (Cfr. OGMR, 73).

Prefazio

Per il prefazio si può utilizzare Avvento II, l’attesa gioiosa di Cristo.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione

Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, che tutte le acclamazioni che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Misterium fidei “Annunciamo la tua morte…”, all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Riti di Comunione

Connesso al tema della gioia e della presenza del Signore, è lo scambio della pace. “«Vi lascio la pace, vi do la mia pace», sono le parole con le quali Gesù promette ai suoi discepoli riuniti nel cenacolo, prima di affrontare la passione, il dono della pace, per infondere in loro la gioiosa certezza della sua permanente presenza. Dopo la sua risurrezione, il Signore attua la sua promessa presentandosi in mezzo a loro nel luogo dove si trovavano per timore dei Giudei, dicendo: «Pace a voi!»” (Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Lettera circolare “L’espressione rituale del dono della pace nella Messa”).

Per valorizzare il gesto della pace non è necessario comporre una nuova monizione o accompagnarlo con ulteriori aggiunte (es. un canto). Lo scambio della pace per sua natura manifesta la gioia di coloro che credono nella presenza del Signore. Potrebbe rivelarsi utile evidenziare nell’omelia, o in un incontro di formazione liturgica, il senso più vero e profondo di questo gesto, evitando nell’assemblea quegli atteggiamenti ed elementi rituali che rischiano di offuscare il valore e il significato della Fractio Panis.

Benedizione e congedo

Per la benedizione si suggerisce la seguente preghiera di benedizione sul popolo che ben si armonizza con il tema della gioia proprio di questa III domenica d’Avvento (Messale Romano, p. 448, n. 14):

Si allieti oggi e sempre, Signore, la tua famiglia
radunata per la celebrazione dei santi misteri,
e perseverando nel bene
ottenga i benefici della tua redenzione.
Per Cristo nostro Signore.

 

Per il medesimo motivo, si propone di terminare con la seguente formula di congedo (Messale Romano, p. 425):

La gioia del Signore sia la nostra forza. Andate in pace.

9 dicembre
Seconda domenica di Avvento

«Voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40, 3). Dichiara apertamente che le cose riferite nel vaticinio, e cioè l’avvento della gloria del Signore e la manifestazione a tutta l’umanità della salvezza di Dio, avverranno non in Gerusalemme, ma nel deserto. E questo si è realizzato storicamente e letteralmente quando Giovanni Battista predicò il salutare avvento di Dio nel deserto del Giordano, dove appunto si manifestò la salvezza di Dio»

(Dal «Commento sul profeta Isaia» di Eusebio, vescovo – Ufficio delle letture, Seconda domenica di Avvento)

 

Celebrazione eucaristica

In questa seconda domenica di Avvento la liturgia presenta: la voce severa di Giovanni il Battista che si colloca in un puntuale quadro storico; il canto di Baruc che ha come tema la fine dell’esilio di Gerusalemme e loda l’opera di Dio nella storia del popolo; l’esortazione di Paolo a crescere nella carità, nella conoscenza e nel discernimento rivolta alla comunità di Filippi.

Spazio liturgico e composizioni floreali

Per le composizioni floreali si suggerisce di inserire – salvaguardando sempre la sobrietà dell’Avvento e la nobile semplicità del linguaggio liturgico – alcuni elementi come la sabbia o le pietre che possono richiamare la figura di Giovanni il Battista.

Monizione d’inizio

Nelle tappe del tempo di Avvento la liturgia pone in risalto alcune figure che sostengono l’attesa della Chiesa, desiderosa di incontrare il suo Sposo, Cristo Gesù. Al centro di questa domenica c’è Giovanni il Battista, l’amico dello Sposo, la cui voce riecheggia con forza nel deserto affinché la Parola eterna possa essere accolta con gioia nel cuore di ogni uomo.

Raccogliamoci in preghiera e, accogliendo l’ingresso dei ministri, cantiamo al Signore che viene per salvare il suo popolo e far sentire la sua voce potente.

 

Riti d’Introduzione

 Saluto liturgico

Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare quello tratto da 2Ts 3,5 che si pone in continuità con la preghiera di Paolo, espressa nella seconda lettura, perché la carità della Chiesa di Filippi possa crescere in conoscenza e in pieno discernimento:

 Il Signore, che guida i nostri cuori nell’amore

e nella pazienza di Cristo, sia con tutti voi.

 Corona d’Avvento

Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la seconda candela d’Avvento. Il presidente può usare queste parole o altre simili:

 Fratelli e sorelle carissimi,

la voce del Battista grida ancora negli odierni deserti dell’umanità

e ci esorta raddrizzare le nostre vie e a lasciarci guidare dalla parola di Dio.

Accendiamo, oggi, la seconda candela d’Avvento,

con la certezza della fede che il Signore Gesù

continua ad offrire la salvezza ad ogni uomo e ad ogni popolo.

 Un ministro accende la seconda candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende una luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, suggerisce una strofa diversificata per ogni settimana. Per questa prima settimana si useranno le strofe 1 e 3.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:

O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.

(Dalla Liturgia Ambrosiana)

Atto penitenziale

Per l’atto penitenziale si usi la seconda formula del Messale (p. 296) che mette insieme un versetto del salmo 50, 3.6 e l’invocazione tipica del tempo di Avvento tratta dal Salmo 84,8:

 Pietà di noi, Signore.

R/. Contro di te abbiamo peccato.

 

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

R/. E donaci la tua salvezza.

 

È bene valorizzare anche il canto del Kyrie eleison. Come ben puntualizza l’Ordinamento del Messale, il Kyrie «essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore» (OGMR 52).

Orazione Colletta

Come orazione colletta si possono usare indistintamente quella comune o quella alternativa per l’anno C riportata in Appendice.

In preparazione delle feste natalizie e nell’attesa del ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi, nell’orazione «Dio grande e misericordioso» si rivolgono due petizioni. Nella prima si chiede a Dio che le opere terrene, legate alla ferialità e alla contingenza della vita, non affievoliscano la tensione spirituale dell’uomo in cammino verso la pienezza dell’incontro con Cristo. Nella seconda, invece, s’implora il dono della sapienza celeste, necessario per guidare l’uomo nel  cammino di comunione con Cristo Gesù.

La colletta alternativa, propria dell’anno C, forte della spiritualità dell’Avvento, sintetizza i temi principali della predicazione di Giovanni il battezzatore: il cammino di conversione dell’uomo e la prossimità della venuta di Dio. Per questo, dopo l’invocazione e i suoi ampliamenti, l’assemblea, che si prepara a celebrare con fede ardente la venuta del Signore Gesù Cristo, chiede a Dio di raddrizzare nei cuori i suoi sentieri e di spianare le alture della superbia umana. È necessario ricordarsi, però, che la conversione del cuore è il dono di una vita aperta alla grazia, ma anche di un confronto sincero con la Parola che salva.

Qualora si opti per la prima si propone di usare quella propria dell’anno come orazione conclusiva per la preghiera universale. In questo caso il presidente si ricordi di terminarla con la conclusione breve.

Preghiera dei fedeli

Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo particolare si veda il formulario Avvento II (p. 12). È utile che i testi siano adattati facendo riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Prefazio

Come indicato dal Messale Romano, nelle domeniche e nelle ferie fino al 16 dicembre si dovrà utilizzare prefazio Avvento I o Avvento I/A. Entrambi i testi eucologici hanno uno sviluppo principalmente escatologico, trattando rispettivamente la duplice venuta di Cristo e il ritorno glorioso di Cristo, giudice e Signore della storia, alla fine dei tempi.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione

Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, che tutte le acclamazioni che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Misterium fidei “Annunciamo la tua morte…”, all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Benedizione

Per la benedizione si propone di utilizzare come formulario la benedizione super populum n. 6 proposta dal Messale Romano alla p. 447 che presenta alcuni temi proposti tanto dal Lezionario quanto dall’eucologia di questa II domenica d’Avvento:

O Dio, proteggi il tuo popolo

perdona i nostri errori e convertici al tuo amore,

perché possiamo servirti con piena dedizione. Per Cristo nostro Signore.

8 dicembre
Immacolata Concezione

«O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura».
(Dai «Discorsi» di sant’Anselmo – Ufficio delle letture, Solennità dell’Immacolata Concezione)

L’Immacolata Concezione
Nei ritmi dell’anno liturgico l’Avvento è il tempo mariano per eccellenza, lo ricorda chiaramente Paolo VI nel paragrafo 4 della Marialis Cultus: «In tal modo i fedeli, che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati ad assumerla come modello e a prepararsi per andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella sua lode. Vogliamo, inoltre, osservare come la Liturgia dell’Avvento, congiungendo l’attesa messianica e quella del glorioso ritorno di Cristo con l’ammirata memoria della Madre, presenti un felice equilibrio cultuale, che può essere assunto quale norma per impedire ogni tendenza a distaccare – come è accaduto talora in alcune forme di pietà popolare – il culto della Vergine dal suo necessario punto di riferimento, che è Cristo; e faccia sì che questo periodo – come hanno osservato i cultori della Liturgia – debba esser considerato un tempo particolarmente adatto per il culto alla Madre del Signore: tale orientamento Noi confermiamo, auspicando di vederlo dappertutto accolto e seguito» (Marialis Cultus, 4).
La figura di Maria nel tempo di Avvento viene presentata ad ogni cristiano come l’icona dell’attesa fiduciosa e vigilante, della disponibilità attenta e concreta al Mistero di Dio. Per questo la solennità dell’8 dicembre, «celebrazione congiunta della Concezione immacolata di Maria, della preparazione radicale (cfr. Is 1,1. 10) alla venuta del Salvatore, e del felice esordio della Chiesa senza macchia e senza ruga» (Marialis Cultus, 3), si inserisce pienamente nel mistero che questo tempo liturgico celebra.
La festa dell’Immacolata svela la vocazione della Chiesa che come Maria deve essere «gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27). Al medesimo tempo essa illumina il cammino dell’uomo chiamato alla santità, comunicata dalla grazia del Battesimo.

Celebrazione Eucaristica
Nello sfondo dell’Avvento, il mistero della Concezione immacolata di Maria, in quanto preparazione fontale alla nascita di Gesù, si armonizza bene con alcuni temi portanti del tempo: anch’essa rinvia alla lunga attesa messianica e richiama profezie e simboli dell’Antico Testamento, usati pure dalla Liturgia dell’Avvento (cfr. DPPL, 102). Ci aiuteranno a scoprire questo stretto rapporto le tre dense pagine della Scrittura proposte dall’odierno Lezionario: la drammatica pagina della caduta dei progenitori, il racconto dell’annuncio dell’Angelo a Maria, l’inno di benedizione a Dio che chiama tutti a essere santi e immacolati nell’amore.
In considerazione di una celebrazione che sappia valorizzare il senso della festa, ma anche situarsi nei primi passi del cammino di Avvento, è utile che non si interrompa in modo drastico la sobrietà di questo tempo. Ci si adoperi, anche, a prestare attenzione, nell’ottica della forza evangelizzatrice della pietà popolare (cfr. Evangelli Gaudium, 122-126), al sentimento dei fedeli verso l’Immacolata, che ha dato luogo a svariate manifestazioni religiose (cfr. DPPL, 102).
Si raccomanda di non inserire all’interno della corona d’Avvento, ceri legati alla solennità dell’Immacolata Concezione, al fine di non snaturare il segno.

Spazio liturgico e composizioni floreali
Nella solennità dell’Immacolata è bene valorizzare nello spazio liturgico l’immagine della Vergine Maria venerata nella comunità. Se si ritiene opportuno, è possibile sistemare in un luogo adatto l’immagine dell’Immacolata o l’icona dell’Annunciazione oppure della Panaghia. La sistemazione, però, non distolga l’attenzione dei fedeli e non infici l’armonia dei luoghi liturgici del presbiterio.
L’addobbo floreale non anticipi la solennità del Natale, ma al tempo stesso esprima il senso della solennità.

Monizione d’inizio
Oggi la Chiesa celebra la Vergine Maria nel mistero della sua Immacolata Concezione che come un faro illumina questo tempo di attesa vigilante del Salvatore. Mentre avanziamo incontro a Dio che viene, la liturgia odierna ci invita a guardare Maria che «brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino» (Lumen gentium, 68). Raccogliamoci in preghiera e, con gioia ed esultanza, accogliamo la processione d’ingresso con il canto.

 

Riti d’Introduzione

Saluto liturgico
Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare uno dei seguenti proposti dal Benedizionale:
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, 
nato da Maria Vergine, 
l’amore di Dio Padre 
e la comunione dello Spirito Santo, 
sia con tutti voi.

Oppure:
Cristo, Figlio di Dio, 
che si è fatto uomo nel grembo della Vergine Maria,
sia con tutti voi.

Atto penitenziale
Per l’atto penitenziale si fanno due proposte rituali. È possibile dire il Confiteor seguito dal Kyrie eleison. Si ricorda che il Kyrie «essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore» (OGMR 52).

In sostituzione del Confiteor si possono proporre i seguenti tropi:
Signore, Figlio di Dio, che sei nato dalla Vergine Madre, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Cristo, Nuovo Adamo, che sciogli la primitiva condanna, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Signore, Benedizione del Padre, che riempi di gioia tutte le cose, abbi pietà di noi.
R/. Signore, pietà.

Orazione Colletta
L’orazione colletta è una sintesi del dogma dell’Immacolata Concezione; afferma, infatti, il testo negli ampliamenti che precedono la petitio: «Nell’Immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio, e in previsione della morte di lui l’hai preservata da ogni macchia di peccato». Degni di nota sono i verbi «preparare» e «preservare». Il primo guarda all’intera storia della salvezza: rinvia alle promesse veterotestamentarie e orienta all’imminenza dell’Incarnazione del Verbo. Il secondo, invece, designa la peculiare modalità dell’intervento divino in Maria, non sfiorata dal veleno del peccato e della colpa.

Preghiera dei fedeli
Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo particolare si veda il formulario proprio per la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (p. 97). È utile che i testi siano adattati facendo riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Prefazio
Si usi il prefazio proprio, Maria felice inizio della Chiesa che, nell’embolismo, utilizzando Efesini 5,7 e ispirandosi alla dottrina del capitolo VIII di Lumen Gentium, sintetizza i temi teologici dell’immacolato concepimento di Maria.

Venerazione dell’immagine della Vergine
Conclusa l’orazione dopo la comunione, è opportuno rivolgere un particolare saluto alla Vergine venerando una sua immagine. Il presidente può introdurre l’atto di omaggio con queste parole o altre simili:
Fratelli e sorelle,
al termine di questa celebrazione dell’Eucarestia
rechiamoci idealmente anche noi con l’Arcangelo Gabriele presso la Vergine Maria
e porgiamo il saluto a Colei che è Madre e nutrice della nostra vita.

Mentre l’assemblea si unisce nel canto di un’antifona mariana, preferibilmente l’Ave Maria, il celebrante può incensare l’immagine o portarsi in sua prossimità. Al termine dell’antifona il presidente può recitare la seguente orazione tratta dalla raccolta delle Messe della Beata Vergine Maria (p. 6):

O Dio, che all’annunzio dell’Angelo
hai voluto che il tuo Verbo
si facesse uomo nel grembo verginale di Maria,
concedi al tuo popolo,
che la onora come vera Madre di Dio,
di godere sempre della sua intercessione presso di te.
Per Cristo nostro Signore.

Benedizione e congedo
Si propone la Benedizione solenne nel Tempo di Avvento presente nelle Messe della beata Vergine Maria (p. 222-223):

Discenda su di voi la grazia di Dio Padre,
il cui Verbo si è fatto carne
nel grembo della Vergine Maria
per salvare il genere umano.
R/. Amen.

Dimori sempre nei vostri cuori
Cristo nostra pace,
che Maria, figlia di Sion,
attese con gioia nella sua prima venuta.
R/. Amen.

Lo Spirito Santo
vi illumini e vi rinnovi,
perché, vigilanti nella preghiera
ed esultanti nella lode,
possiate incontrare il Signore
quando verrà nella gloria.
R/. Amen.

Preghiera in famiglia

Prima domenica di Avvento

Candela del profeta

Inizio

Quando la famiglia è riunita, tutti si fanno il segno di croce, mentre un genitore dice:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
R. Amen.

 

Quindi dice:
Lodiamo Dio, che molte volte ha offerto agli uomini la sua amicizia
e per mezzo dei profeti ha insegnato a sperare nella salvezza.
R. Benedetto nei secoli il Signore.

 

Il genitore introduce la celebrazione dicendo:
Iniziamo nella nostra famiglia il cammino di Avvento
durante il quale il Signore ci invita a preparare le vie
a Gesù che viene per noi.
Accendiamo la prima candela di questo cammino.
Essa ci ricorda la predicazione del profeti
che annunciarono con gioia la venuta del salvatore Gesù,
l’Emmanuele, il Dio con noi.

 

Lettura biblica

Dal Libro del profeta Isaia (7,13-14)

Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.

 

Responsorio
V. I profeti l’avevano annunciato.
R. Il Salvatore nascerà dalla Vergine Maria.

 

Accensione della prima candela

Un figlio accende la prima candela. Se si ritiene opportuno si può cantare:
Si accende una luce all’uomo quaggiù,
presto verrà tra noi Gesù.
Annuncia il profeta la novità:
il re Messia ci salverà.

Lieti cantate:
gloria al Signor!
Nascerà il Redentor.

 

Orazione

Il genitore, dopo l’accensione della candela, dice:
O Signore, che hai inviato i profeti
ad annunciare la venuta del Cristo, tuo Figlio,
fa’ rispendere su di noi la tua luce,
perché, illuminati dalla tua Parola,
camminiamo verso di Te con cuore generoso e fedele

Per Cristo nostro Signore.
R. Amen.

 

Conclusione
Il genitore conclude il rito dicendo: 
Il Signore Dio ci benedica e ci custodisca nel suo amore.
R. Amen.