16 dicembre
III domenica di Avvento

«Certo l’onnipotenza del Figlio di Dio, per istruire e giustificare gli uomini, avrebbe potuto manifestarsi come già si era manifestata ai patriarchi e ai profeti, sotto l’aspetto di uomo, come quando affrontò la lotta con Giacobbe o dialogò o accettò l’accoglienza di ospite o mangiò persino il cibo imbanditogli. Ma quelle immagini erano soltanto segni di questo uomo che, come preannunziavano i mistici segni, avrebbe assunto vera natura dalla stirpe dei patriarchi che lo avevano preceduto».

(Dai «Discorsi» di sant’Agostino – Ufficio delle letture, Terza domenica di Avvento)

 

Celebrazione eucaristica

Sin dall’Antifona d’ingresso la liturgia di questa III domenica di Avvento ha un richiamo costante alla gioia per l’imminenza del Natale del Signore. La gioia che la liturgia risveglia nei nostri cuori nasce dalla certezza di un Dio vicino, che abita la vita dell’uomo con i suoi travagli e le sue ricchezze.

Si raccomanda l’uso della casula di colore rosaceo, che, attenuando il colore viola, allude alla gioia della Chiesa per l’approssimarsi del Natale del Signore. Nella scelta dei testi eucologici e dei canti si prediligano quelli che esprimono il senso della gioia.

Spazio liturgico e composizioni floreali

È preferibile che per le composizioni floreali si usino fiori rosacei, come il colore previsto per questa domenica.

Monizione d’inizio

«Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino». Con questo invito alla gioia, rivolto da Paolo alla Chiesa di Filippi, si apre questa terza domenica di Avvento, detta “domenica gaudete”. Oltre ad invitarci a scoprire la vera gioia che nasce dall’incontro con il Signore, la liturgia di oggi ci presenta nuovamente la figura di Giovanni il Battista, che indica la giustizia e la carità come le vie per prepararsi alla venuta del Messia. Con gioia ed esultanza accogliamo cantando la processione d’ingresso.

 

Riti d’Introduzione

 Saluto liturgico

Per il saluto liturgico del presidente si suggerisce di utilizzare nuovamente quello ispirato alla lettera ai Romani. La scelta è mutuata dalla presenza del riferimento alla gioia, elemento dominante di questa III domenica:

Il Dio della speranza,

che ci riempie di ogni gioia e pace nella fede

per la potenza dello Spirito Santo, sia con tutti voi.

Corona d’Avvento

Prima dell’atto penitenziale, se si ritiene opportuno, si potrà accendere la terza candela d’Avvento. Il presidente può usare queste parole o altre simili:

Fratelli e sorelle carissimi,

un grande sentimento di gioia pervade la liturgia di questa domenica.

Il grido di salvezza del profeta Sofonia raggiunge oggi ciascuno di noi

e ci mostra Dio come un centro luminoso di festa e di gioia.

Mentre il nostro sguardo punta verso Betlemme,

accendiamo la terza candela di Avvento

e imploriamo dal Signore il dono di una gioia autentica e duratura,

quella che solo Cristo Gesù può donare.

 Un ministro accende la terza candela. Il coro propone un canto adatto. Si può proporre il canto “Si accende una luce” che, oltre a una strofa comune a tutte le domeniche, suggerisce una strofa diversificata per ogni settimana. Per questa terza settimana si useranno le strofe 1 e 4.

Il presidente può concludere il lucernario dicendo:

O Signore, che hai illuminato l’uomo smarrito nelle tenebre con la luce della tua nascita, dopo un dono così generoso non lasciarci soccombere tra i pericoli, ma vieni a liberaci dal male, o Figlio di Dio, che vivi e regni nei secoli dei secoli.

(Dalla Liturgia Ambrosiana)

Atto penitenziale

Per l’atto penitenziale si usi la seconda formula del Messale (p. 296) che mette insieme un versetto del salmo 50, 3.6, e l’invocazione tipica del tempo di Avvento tratta dal Salmo 84,8:

Pietà di noi, Signore.

R/. Contro di te abbiamo peccato.

 

Mostraci, Signore, la tua misericordia.

R/. E donaci la tua salvezza.

 

È bene valorizzare anche il canto del Kyrie eleison. Si ricorda che il Kyrie «essendo un canto col quale i fedeli acclamano il Signore e implorano la sua misericordia, di solito viene eseguito da tutti, in alternanza tra il popolo e la schola o un cantore» (OGMR, 52).

 Oppure, visti i riferimenti battesimali presenti nella pagina del Vangelo, se si ritiene opportuno, si può sostituire il consueto atto penitenziale con la benedizione e l’aspersione dell’acqua in memoria del Battesimo.

 Orazione Colletta

Entrambi i testi, con sfumature differenti, approfondiscono il tema della gioia per la vicinanza delle festività natalizie. Sotto lo sguardo del Padre e certa che il suo grido «Maranà tha» rivolto allo sposo non cade invano, la Chiesa implora di giungere a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero in cui la carne diventa lo strumento della salvezza: «Caro salutis cardo». Guardiamo principalmente alla memoria della Nascita nella carne di Cristo Signore, ma cogliamo nello sfondo il Mistero Pasquale, poiché l’esultanza dello spirito, che nella preghiera colletta è invocata, scaturisce in pienezza dalla morte e Risurrezione di Cristo, fonte inesauribile della vera gioia del mondo.

La colletta alternativa richiama alcuni dei temi del Lezionario. L’ampliamento dell’invocazione riconosce in Dio la fonte della vita e della gioia, ripresentando così in sintesi il messaggio del profeta Sofonia, per il quale Dio non è solo l’autore della gioia umana, ma è anche Colui che esulta per il rinnovamento del popolo. È interessante notare il duplice scopo della colletta – correre nella via dei comandamenti e portare il lieto annunzio del Salvatore – che sintetizza le risposte offerte da Giovanni Battista alle pressanti domande della gente: «che cosa dobbiamo fare?». La gioia dell’incontro con Cristo, cioè, si traduce in una vita buona secondo il Vangelo.

Qualora si opti per la prima, si propone di usare quella propria dell’anno come orazione conclusiva per la preghiera universale. In questo caso il presidente si ricordi di terminarla con la conclusione breve.

Preghiera dei fedeli

Per la preghiera dei fedeli si suggerisce di fare riferimento all’Orazionale allegato al Messale Romano. In modo particolare si veda il formulario Avvento III (p. 13). È utile he i testi siano adattati facendo riferimento alle concrete esigenze della comunità. Si eviti, comunque, di appesantire di invocazioni la preghiera e si rispetti ordinariamente la successione indicata dal Messale Romano (cfr. OGMR, 70).

Presentazione dei doni

L’OGMR ricorda che «è bene che la partecipazione dei fedeli si manifesti con l’offerta del pane e del vino per la celebrazione dell’Eucaristia, sia di altri doni, per le necessità della Chiesa e dei poveri» (OGMR 140).

La risposta di Giovanni alla domanda della folla «che cosa dobbiamo fare?» è la condivisione dei beni di prima necessità (cfr. Papa Francesco, Angelus 13 dicembre 2015). Cogliendo l’invito del Battezzatore è bene curare opportunamente il momento della processione offertoriale. Cogliendo l’invito alla condivisione dei beni di prima necessità che Giovanni il Battista indica e in considerazione delle peculiarità dell’Avvento, tempo di fraternità e solidarietà, è conveniente invitare la comunità a vivere il segno liturgico della presentazione dei doni come esperienza di carità concreta verso quanti si trovano nel bisogno.

Si raccomanda che le offerte in denaro, i doni per i poveri o per la Chiesa, vengano deposti in luogo adatto, fuori della mensa eucaristica (Cfr. OGMR, 73).

Prefazio

Per il prefazio si può utilizzare Avvento II, l’attesa gioiosa di Cristo.

Sanctus e acclamazioni della preghiera Eucaristica e dei riti di comunione

Si suggerisce di cantare sia il Sanctus, che di norma dovrebbe essere proposto in canto, che tutte le acclamazioni che hanno un tono spiccatamente escatologico: la risposta al Misterium fidei “Annunciamo la tua morte…”, all’anamnesi della preghiera eucaristica; “Tuo è il regno…” dopo l’embolismo del Pater noster.

Riti di Comunione

Connesso al tema della gioia e della presenza del Signore, è lo scambio della pace. “«Vi lascio la pace, vi do la mia pace», sono le parole con le quali Gesù promette ai suoi discepoli riuniti nel cenacolo, prima di affrontare la passione, il dono della pace, per infondere in loro la gioiosa certezza della sua permanente presenza. Dopo la sua risurrezione, il Signore attua la sua promessa presentandosi in mezzo a loro nel luogo dove si trovavano per timore dei Giudei, dicendo: «Pace a voi!»” (Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Lettera circolare “L’espressione rituale del dono della pace nella Messa”).

Per valorizzare il gesto della pace non è necessario comporre una nuova monizione o accompagnarlo con ulteriori aggiunte (es. un canto). Lo scambio della pace per sua natura manifesta la gioia di coloro che credono nella presenza del Signore. Potrebbe rivelarsi utile evidenziare nell’omelia, o in un incontro di formazione liturgica, il senso più vero e profondo di questo gesto, evitando nell’assemblea quegli atteggiamenti ed elementi rituali che rischiano di offuscare il valore e il significato della Fractio Panis.

Benedizione e congedo

Per la benedizione si suggerisce la seguente preghiera di benedizione sul popolo che ben si armonizza con il tema della gioia proprio di questa III domenica d’Avvento (Messale Romano, p. 448, n. 14):

Si allieti oggi e sempre, Signore, la tua famiglia
radunata per la celebrazione dei santi misteri,
e perseverando nel bene
ottenga i benefici della tua redenzione.
Per Cristo nostro Signore.

 

Per il medesimo motivo, si propone di terminare con la seguente formula di congedo (Messale Romano, p. 425):

La gioia del Signore sia la nostra forza. Andate in pace.